Quali sono i valori che dovrebbero oggi stare alla base di ogni un progetto di architettura? Mi piace prendere spunto dal progetto della scuola di architettura del Bauhaus, concepito un centinaio di anni fa da Walter Gropius, uno dei maestri dell’architettura moderna, la cui visione rimane ancora estremamente attuale. La nuova scuola intendeva formare progettisti capaci di rispondere ai bisogni delle persone tramite l'architettura non soltanto avvalendosi delle competenze tecniche ma traendo anche ispirazione dalla capacità di osservazione e di interpretazione che è propria di arti quali la grafica, la pittura, la fotografia ed il teatro. Ancora oggi l'arte è capace di ispirare la creazione di progetti di valore, non soltanto economico, ma anche funzionale, estetico e sociologico. Osservando lo schema disegnato da Gropius stesso, che esprimeva in modo semplice ed efficace il progetto della scuola del Bauhaus, ho notato alcuni parallelismi con i presupposti dell’architettura sostenibile contemporanea, basata sul concetto di ciclicità. Una prima considerazione riguarda la forma del grafico, che è circolare e quindi analoga alla forma della nuova edilizia e della nuova economia, nelle quali tutti i componenti di ogni progetto sono chiamati a lavorare congiuntamente in forma di organismo per ottimizzare i risultati, impiegando un contenuto minimo di materiali e di energia e generando scarti riutilizzabili anche in altri comparti. Per centrare questo obiettivo sono necessarie nuove idee, che in un processo di envisioning possono derivare da un profondo studio della natura, una materia che era prevista nel percorso didattico del Bauhaus e che oggi sembra scomparsa nelle scuole in cui formiamo gli architetti di domani. A mio avviso non guasterebbe, sulla scia delle considerazioni precedenti, nemmeno un ritorno allo studio di quelle arti figurative che oggi sono ancora in grado di parlare agli architetti delle esigenze delle persone per cui si apprestano a progettare spazi di vita. Una seconda riflessione riguarda la centralità dello studio dei materiali naturali, che oggi grazie all’innovazione tecnologica anche in edilizia permettono di raggiungere risultati impensabili anche fino a un decennio fa, riducendo nel contempo l’impronta ambientale del settore. Una volta apprese le principali caratteristiche di questi semplici materiali è necessario organizzarli in sistemi costruttivi a secco, ovvero facilmente smontabili nel momento in cui mostrano la necessità di essere riparati o dismessi, come ci insegna l’edilizia circolare. Questa modalità impone di interpretare l’edificio come una successione di strati, più o meno durevoli, sta alla base del concetto di edificio circolare e non a caso deriva dalle teorie di un biologo, Steward Brand. Egli, tra il 1968 ed il 1972, pubblicò una rivista intitolata "Whole Earth Catalog" nel quale osservando la natura maturò alcune considerazioni che oggi sono alla base della filosofia circolare, quali il pensiero sistemico, la necessità della preservazione ambientale, l’uso efficiente delle risorse e la riduzione dei rifiuti. Il futuro dell’architettura non può prescindere dalla attenta osservazione della natura e dei suoi cicli. Natura magistra artis, come recitava la saggezza degli antichi romani che ancora oggi è in grado di ispirarci in quanto ci parla dei valori fondamentali per l'uomo. Solo seguendo questa strada si può pensare di evolvere dall'edilizia circolare che si è posta l'obiettivo di ridurre l’impatto ambientale nei confronti del pianeta, all'edilizia rigenerativa, in grado di riparare le ferite che le modalità di progettare, costruire ed abitare contemporanee continuano ad infliggergli, assicurando un futuro più florido alle prossime generazioni.
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